Maltrattamenti sui minori: le regioni più a rischio

Il maltrattamento sui minori è una delle realtà più tragiche che riguardano non solo l’Italia ma tutto il mondo. Per questo motivo si cerca di scongiurarle in ogni modo, a volte anche analizzandole dall’esterno al fine di cogliere informazioni utili alla scoperta di indizi precoci. A tal proposito il Cesvi (organizzazione umanitaria a favore dei diritti umani) ha realizzato un’indagine approfondite, nella quale sono stati incrociati i così detti fattori di rischio con i servizi offerti regione per regione alla soluzione del problema.

Ne è emersa quindi una sorta di classifica che offre una panoramica sulle regioni maggiormente a rischio e sui motivi che portano questo fenomeno orribile a ripetersi e ad essere scoperto sempre troppo tardi. Perché nessun bambino dovrebbe subire alcun atto di violenza, sia fisico che psicologico. Ogni forma di maltrattamento, infatti, anche scoperto e interrotto provoca una spaccatura difficile, se non impossibile, da risanare. Un’ombra che gli adulti di domani si porteranno per sempre addosso, a volte con il rischio di compromettere anche la serenità futura. Un’ombra che, dati alla mano, riguarda almeno 100mila bambini solo in Italia.

L’indagine del Cesvi mette alla luce i fattori di rischio del maltrattamento sui minori in Italia

È un’indagine approfondita quella messa in atto dal Cesvi che, in questo modo, ha cercato di creare delle basi da poter studiare al fine di riuscire a prevenire il maltrattamento sui minori. Per farlo sono stati presi in considerazione da un lato i fattori di rischio come la povertà, l’uso di droghe o le violenze pregresse e dall’altro lo stato dei servizi di assistenza nelle varie regioni.
Incrociando questi dati è così emersa una grande differenza tra regioni del Nord e del Sud, con una situazione nettamente peggiore nel meridione.
Che si tratti di fattori di rischio o di servizi di assistenza che mancano degli strumenti giusti il sud si trova sempre in una posizione scomoda con la Campania indicata come regione più a rischio e in compagnia di Sicilia, Puglia, Basilicata, Molise e Abruzzo.
Tra le zone “funzionanti” spiccano Emilia Romagna, Veneto, Trentino e Friuli mentre Lombardia e Piemonte risultano a metà strada. Si differenziano Sardegna ed Umbria che, nonostante l’alto rischio, sembrano tamponare il problema grazie a dei servizi funzionanti.
Tra gli aspetti considerati più critici e in grado di favorire lo sviluppo di episodi di violenza è stata annoverata la povertà in senso lato, ovvero sia economica che educativa. Un problema che si presenta non tanto come causa di violenza ma come presupposto perché questa si verifichi con più facilità e senza i necessari strumenti volti a porvi fine.

L’indagine del Cesvi è ovviamente solo il primo passo di un lungo percorso che si pone come obiettivo quello di poter prevedere le cause e i luoghi dove possono insorgere casi di violenza in modo da sensibilizzare le regioni più a rischio, creando anche degli strumenti facilmente accessibili ed in grado di contrapporsi al fenomeno.
Da un’attenta analisi è emerso che servono ancora più informazioni per considerare l’indagine conclusa e pronta al secondo step e che già da ora andrebbero sensibilizzati i servizi per una proposta di sensibilizzazione che si unisca ad un pronto intervento in grado di dare davvero un sostegno alle famiglie che sono, ad oggi, il luogo dove hanno luogo la maggior parte dei casi di violenza sui minori.

Un progetto indubbiamente delicato e difficile da mettere in atto, per il quale occorrono impegno, studi approfonditi del settore ed un’attenta analisi sul campo.
I primi dati hanno però fatto una fotografia al nostro paese dando una prima idea di quanto accade, del perché e del dove. Tutti parametri che se ben approfonditi possono fungere da trampolino di lancio per una serie di strategie innovative e volte a porre finalmente fine (o quantomeno a ridurre) i troppi casi di maltrattamento di cui si sente parlare ogni giorno. Un problema che, ovviamente, dovrà prendere in considerazione anche gli istituti scolastici e tutti i luoghi di aggregazione che hanno come protagonisti i bambini. Perché il rischio di maltrattamenti può nascondersi ovunque ed è giusto che ogni possibilità venga esplorata ed approfondita.

È importante ricordare inoltre che i casi di violenza, oltre a deteriorare chi li subisce, sono spesso anche la prima causa di atti di maltrattamenti futuri che le vittime di ieri possono arrivare a mettere in atto su quelle di domani. Un fenomeno che se risolto a monte può quindi offrire una netta diminuzione dei casi di maltrattamento, garantendo un’infanzia globale sicuramente più serena, esattamente come dovrebbe essere per ogni bambino del mondo.

Post Author: Danila Franzone

Copywriter e amante della scrittura in generale, lavora da anni nel settore, trattando argomenti di vario genere che spaziano dal benessere al mondo dei viaggi fino ad arrivare al sociale, un campo che le sta molto a cuore.

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