Maltrattamenti sul lavoro

Viene anche chiamato il terrore psicologico, da qualche decennio si è fatto strada un termine inglese, Mobbing, che ormai descrive a pieno titolo la deprecabile pratica dei maltrattamenti sul lavoro. A chi non è capitato di vivere una situazione conflittuale in ufficio o in fabbrica, con il proprio capo o con i colleghi, questo però non vuol dire che si è stati oggetto di maltrattamenti sul lavoro.

Per poter arrivare a formulare l’ipotesi di essere stati vittime di Mobbing occorrono delle condizioni che tra poco ti dirò.

L’argomento è importante e richiede un po’ di attenzione, ti consiglio di prenderti il tempo giusto per leggere questo articolo con attenzione. Se stai cercando conferme ad una tua situazione di disagio che stai vivendo o che sta subendo una persona a te cara, vale la pena investire cinque minuti del tuo tempo, non te ne pentirai.

Iniziamo col definire in parole semplici cosa significa essere vittima di Mobbing. Si tratta di comportamenti aggressivi continui, da parte dei colleghi o del datore di lavoro oppure del proprio capo. Chi è stato preso di mira viene emarginato e calunniato. Una situazione di continua negatività che si manifesta con comportamenti quali il demansionamento, lo spostamento continuo di funzione o di ufficio, ed in generale il tentativo di ridicolizzare il mal capitato d fronte a colleghi e/o clienti.

Lo scopo di questo atteggiamento provocatorio ed umiliante è quello di indurre il lavoratore a rassegnare volontariamente le dimissioni. I maltrattamenti sul lavoro sono ben noti e fanno parte della nostra vita più di quanto pensiamo, o perchè siamo state noi le vittime, oppure perché ci abbiamo assistito.

Basta il comportamento aggressivo a definire una situazione di mobbing?

Ovviamente no, la condizione per cui si può parlare di Mobbing è che i maltrattamenti psicologici si siano protratti per lungo tempo. Si tratta di un assalto, infatti in inglese il verbo to mob significa assalire. Il mobbizzato vive in una condizione di allontanamento dalla vita sociale in azienda, si trova ad essere emarginato e in breve tempo isolato. La sua situazione psicologica è di forte disagio.

Un piano ben studiato e protratto nel tempo per mandarti via. La connivenza dei colleghi che per opportunismo o timore non manifestano solidarietà.

Gli effetti sia psicologici che fisici possono essere devastanti. L’impatto emotivo sotto forma di stress induce una perdita di stima in se stessi. Più frequentemente si parla di depressione indotta, ansia e nei casi più gravi tendenze suicide.

Una situazione degenerata e grave. Un tipo di maltrattamento psicologico che talvolta può scaturire da un semplice rifiuto a sottomettersi ad un desiderio sessuale. Questa particolare condizione vissuta dalle donne sta venendo fuori con una inaspettata potenza tale da creare movimenti di opinione di ampiezza mondiale.

Nei paesi anglosassoni, ma anche in Francia ad esempio, la ribellione si sta facendo strada. Ciò che è agli onori delle cronache, riguarda l’industria dello spettacolo ma ha il merito di scoperchiare un mondo fatto di abusi e ricatti odiosi che scaturiscono in maltrattamenti fisici e che appartengono alla condizione del lavoro delle donne. La portata del fenomeno è talmente vasta che solo un movimento di lotta e denuncia può indurre a generare un cambiamento culturale sensibile.

Le conseguenze dei maltrattamenti sul lavoro in famiglia

Un mobbizzato vive sotto attacco continuo per tutto il periodo in cui si trova nel luogo di lavoro. Lo stillicidio continuo lo mette in seria difficoltà da un punto di vista psicologico che ben presto si trasforma in stati d’ansia tali da influire anche sulla sua sfera extra lavorativa.

Le crisi di ansia, la depressione, l’insonnia ed una generale situazione di negatività arrivano anche dentro casa.

In Italia, dove la famiglia ha un ruolo attivo e di sostegno, il mobbizzato trova un primo conforto. Una comprensione che per il momento riesce a tamponare il continuo stato di umiliazione che si vive a lavoro. L’aggressione psicologica però perdura nel tempo ed arriva ad influire nei rapporti familiari che per un po’ hanno retto e sorretto ma che inevitabilmente pongono i propri cari in uno stato depressivo acquisito.

La vittima è in uno stato continuo di sofferenza e trasmette il suo disagio in casa, a sua volta il famigliare inizia ad avvertire tutta quella negatività, il vaso col passare del tempo si colma.  prova a pensare ad un periodo di anni di continuo star male. Qualcosa cambia nell’atteggiamento della moglie, dei genitori e di chiunque ha vissuto con un mobbizzato.

Scatta il fenomeno della protezione di fronte alla continua aggressione negativa. Per istinto il nucleo famigliare si difende passando inconsciamente al contrattacco. Il mobbizzato ora vive l’esperienza dei maltrattamento sul lavoro anche tra le mura domestiche. In pratica inizia a subire il doppio mobbing.

Che cos’è il Bossing?

Specie in periodi di crisi le aziende affrontano piani di ristrutturazioni aziendali, di solito questo genera una situazione di conflitto aziendale. La pratica di risanare le aziende in sé non comporta alcun ché per l’attività lavorativa di un dipendente qualsiasi.

Alcuni manager, o comunque chi detiene e sovrintende alle fasi della ristrutturazione, potrebbero mettere in atto una vera e propria strategia aziendale volta a sveltire i licenziamenti. Prendere di mira un dipendente e vessarlo con accuse, rimproveri pubblici continui, cambi di mansioni fanno parte del Bossing.

E’ tipico assistere a piani di razionalizzazione del personale o a ringiovanimenti della forza lavoro, e non c’è nulla di sbagliato se configurato in maniera lecita e programmata. Diventa Bossing quando ha uno scopo chiaro ma viene attuato in maniera disonesta. Persino nella filmografia troviamo tracce di questa pratica al punto da aver ipotizzato figure professionali che hanno questo preciso compito.

Non c’è un settore specifico dove il Mobbing opera,  c’è invece una fascia di età più facile da individuare e che è quella a ridosso dei 50 anni.

Per quanto riguarda invece il sesso di chi è mobbizzato non c’è una regola tranne che nel caso di mobbing sessuale che viene perpetrato ai danni delle donne. In genere il mobber se la prende con vittime del suo stesso sesso. Probabilmente ne conosce meglio la psicologia e riesce a prevederne lo stato d’animo che genera.

I maltrattamenti sul lavoro purtroppo sono moto diffusi, se sei una vittima di mobbing comportati da registratore. Prendi nota di ciò che ti succede, appuntati gli episodi, i giorni, i testimoni. Raccogli atti scritti, mail. Il tuo scopo è quello di far emergere un quadro chiaro di mobbing poiché il giorno in cui queste prove ti serviranno dovranno essere prodotte e mostrate ad un terzo chiamato a giudicare l’esistenza o meno dei maltrattamenti sul lavoro. In fondo questa posizione ti da un piccolo vantaggio psicologico che il tuo avversario non ha messo in conto.

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