Come devono intervenire le istituzioni scolastiche in caso di presunto maltrattamento su minore

La scuola svolge un ruolo molto importante sulla crescita del bambino, ma anche sulla sua tutela. Gli insegnanti grazie al contatto diretto e giornaliero con gli studenti possono comprendere eventuali problemi familiari o sospettare maltrattamenti in famiglia.

E compito del corpo docente comprendere innanzi tutto, quali possano essere le cause di un cambio nel comportamente del bambino, oppure di evidenti stati di depressione o maltrattamento.

Dunque è molto importante che le istituzioni scolastiche siano in grado di comprendere e ascoltare i segnali di un disagio senza però trarne immediatamente delle conclusioni azzardate.

Gli insegnanti infatti, possono cogliere segnali preoccupanti nelle dinamiche relazionali o di connessione del bambino con i suoi coetanei, o difficoltà nell’apprendimento o problemi derivanti dalla frustrazione o tristezza apparentemente immotivata del bambino.

Inoltre, possono raccogliere le loro testimonianze dirette o indirette magari controllando i loro disegni, gli scritti o i messaggi che il bambino invia in modo verbale o non.

 

Quando s’insinua il sospetto che il minore possa subire degli abusi o maltrattamenti nell’ambito familiare, la prima cosa da fare è cercare di comprendere il suo stato d’animo. Ad esempio, chiedendogli che cosa prova, o controllando accuratamente ciò che scrive e disegna.

Tutto questo processo di osservazione dev’essere seguito in modo accurato per evitare falsi allarmi e quindi arrivare troppo presto a conclusioni errate e discriminatorie.

Come deve procedere la scuola quando sospetta un abuso

Dopo aver raccolto le testimonianze del bambini, eventuali elaborati scritti e disegni che possano far pensare a un maltrattamento familiare psicologico o fisico, il docente deve condividere i suoi dubbi con il dirigente scolastico.

Il dirigente scolastico dovrà poi richiedere il supporto dello psicologo scolastico, al fine di comprendere i segnali sospetti ed essere certi della necessità di tradurre questi comportamenti in una segnalazione.

Nel caso si sospetti la trascuretezza da parte della famiglia per il bambino, o altri abusi, la prima cosa da fare è contattare il genitore alla presenza del dirigente scolastico e se necessario dello psicologo, per comprendere quale sia la situazione che genera disagio nel bambino.

Infatti, spesso un cambiamento di umore nel piccolo potrebbe essere causato dai problemi di coppia dei genitori, dalle loro liti, da un problema economico ecc…Quindi la prima cosa da fare è accertarsi dei problemi che sta attraversando la famiglia e cercare insieme ai genitori di condividere un progetto formativo che possa sostenere il bambino nella sua crescita in modo dignitoso e felice.

La scuola deve inoltre, procedere ad informare i genitori che in caso di mancato impegno per il miglioramento delle condizioni del minore, questa è obbligata a informare l’autorità giudiziaroa.

Dunque, nella maggior parte dei casi si cerca comunque un punto di collaborazione tra la scuola, la famiglia ed eventualmente i servizi sociali. In questo modo si riesce a creare un percorso di aiuto psicologico per il bambino e per la famiglia, nel caso questi “maltrattamenti” siano dovuti a una crisi all’interno del nucleo famigliare.

In caso di maltrattamenti, specie se di natura psicologica, e quindi non rintracciabili visibilmente sul bambino, la prima metodologia prevede un confronto tra i genitori e servizi sociali. In questi casi, dunque i genitori devono collaborare con i servizi sociosanitari e dimostrare la loro disponibilità a cambiare i comportamenti lesivi nei confronti del bambino.

Infatti, la scuola non può agire nei confronti della famiglia del minore e non può richiedere l’intervento dei servizi sociali, in caso di sospetto di abuso, sino a quando la famiglia non firmi il consenso informato.

Questa procedura la si deve per ragioni di privacy, in quanto la scuola non può rivelare il nome del minore sino a quando la famiglia non ha autorizzato l’ente scolastico a farlo attraverso la firma del consenso informato.

Il primo contatto con la famiglia

Come abbiamo appena detto, il primo contatto della scuola in caso di sospetti di abusi o maltrattamenti in famiglia, deve avvenire proprio con i tutori o i genitori del bambino. La scuola, rappresentata dal Direttore didattico, dovrà incontrare i genitori e comprendere le esigenze e i problemi del bambino. Inoltre, dovrebbe invitare la famiglia a richiedere il coinvolgimento dei servizi sociali.

Grazie a questo concordato, l’assistente sociale potrà comprendere se sussistono problemi nel nucleo familiare. La famiglia dovrà inoltre prendere contatto personalmente con l’operatore indicatogli dalla scuola. Nel caso in cui la famiglia non prenda contatto con l’Assistente sociale, la scuola potrà procedere a una segnalazione scritta.

In alcuni casi di maltrattamento diventa al quanto difficile coinvolgere i genitori e cercare di capire quali siano i problemi del bambino. Quando i genitori si rifiutano di collaborare, non si presentano ai colloqui preposti, e non s’interessano alle segnalazioni scolastiche, la scuola potrà riportare questa situazione ai Servizi sociali.

I servizi sociali, in questi casi potranno prima convocare la famiglia, in caso di mancata presentazione, questi saranno obbligati ad adottare le misure per la protezione del minore, previste dalla legge.

Cosa fare in caso di visibili maltrattamenti sul minore

Dopo le varie segnalazioni, e in caso d’intervento dei servizi sociali, in taluni casi è possibile accompagnare il minore direttamente al pronto soccorso e procedere a visita medica. Se si sospetta che l’abuso e maltrattamento provenga da uno o da entrambi i genitori, è necessario non comunicare immediatamente l’invio del bambino in ospedale. Solo quando il bambino è già in Pronto Soccorso, si possono avvisare i genitori. Al loro arrivo i sanitari adotteranno delle apposite procedure di protezioni nei confronti del minore.

Nel caso di maltrattamenti discriminatori e psicologici da parte dei genitori sul minore, dato l’interesse preminente del bambino, la scuola può richiedere l’immediato intervento dei Servizi Sociali anche senza la necessità del consenso informato dei genitori.

L’onere della trasparenza e della privacy viene meno dunque nel momento in cui è evidente il maltrattamento a causa del familiare, tutore o genitore. Dunque non si può rischiare che un coinvolgimento preventivo della famiglia possa tradursi in un maltrattamento fisico o psicologico maggiore sul bambino.

In ogni caso, i Servizi Sociali dovranno grazie ai controlli incrociati, controllare accuratamente la fondatezza dei maltrattamenti e degli abusi. Nel caso questi vengano confermati allora potranno intervenire attuando specifici interventi di protezione volti appunto a tutelare il minore nei confronti dei genitori.

 

La scuola dunque può effettuare una segnalazione di urgenza oggettiva, nel caso in cui il bambino necessiti di una tutela immediata, perché in caso contrario si metterebbe in pericolo l’incolumità fisica o psichica del bambino.

In caso invece di sospetto di maltrattamenti, la scuola dovrà prima effettuare un approfondimento diagnostico, valutare la necessità di tutela e infine richiedere in primis l’aiuto dei genitori. Nel caso dopo le richieste della scuola si noti un comportamento non collaborativo da parte della famiglia, sarà possibile richiedere l’intervento dei Servizi sociali.

Post Author: Silvia Faenza

Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dopo la laurea, inizia il suo percorso nella scrittura e dell'editoria, in particolare legata al web. Dal 2015 affianca alla gestione dei contenuti come libera professionista, anche le attività sociali, con un occhio di riguardo alle donne.

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