Danni psicologici dei bambini maltrattati

Sempre più spesso si sente parlare di bambini maltrattati, un fenomeno che negli ultimi anni pare stia aumentando all’inverosimile tanto da sfiorare quasi l’1% della popolazione. Un dato allarmante se si pensa alle ripercussioni che atti di violenza, sia fisica che psicologica, possono avere su un minore e che, tuttavia, sembrano non ricevere ancora la giusta attenzione.
Sebbene ci siano diversi enti la cui missione è proprio quella di occuparsi della tutela dei minori che subiscono abusi, oggi giorno è molto difficile riconoscere e distinguere i vari casi in modo da prestargli l’aiuto di cui necessitano, e questo perché spesso gli atti di violenza vengono taciuti e non notati, avvenendo tra le mura di casa e tra quelle scolastiche dove è ancor più difficile rendersi conto di cosa accade.

Le gravi conseguenze della violenza sui minori

Ma cosa avviene esattamente ad un bambino vittima di violenza? Per quelle fisiche la risposta è quasi semplice visto che ci sono lividi e segni che in qualche modo rendono evidente quanto accaduto. Un’evidenza tuttavia non sempre riconducibile alla vera causa visto che spesso i genitori che fanno uso di violenza mentono dando la colpa alla vivacità o all’eventuale distrazione del bambino che, di contro, o è troppo piccolo o è troppo impaurito per parlare. I danni più profondi, però, sono quelli psicologici. Gravi non solo perché ancor più ardui da individuare ma soprattutto perché decisamente più difficili da curare. Il minore che subisce violenza da parte degli adulti, dai quali dovrebbe ricevere affetto, si trova infatti del tutto disorientato. Coloro che dovrebbero essere i suoi punti di riferimento smettono di esserlo trasformandosi in aguzzini e diventando un nemico troppo grande da sconfiggere.

La paura e le vessazioni che subisce finiscono irrimediabilmente con l’influenzare negativamente la sua formazione psicologica. Autostima, valutazione di se stesso, affettività e capacità di relazionarsi con gli altri vengono messe a dura prova e, in molti casi, compromesse per sempre. Il bambino si trova quindi in una posizione di svantaggio dove, in assenza di altri adulti in grado di riconoscere il problema e di porvi fine, è solo contro un mondo che non è in grado di gestire poiché coloro che dovevano insegnarglielo hanno scelto invece di cambiare le regole in suo sfavore.
Per questo motivo nella legislazione che si occupa di stabilire in quali casi si possa o meno parlare di violenza su minori, rientra a pieno titolo anche quella psicologica e cioè fatta di vessazioni, insulti, urla e minacce che, alla lunga, minano del tutto la capacità del bambino di crescere nel modo corretto e di diventare un adulto sano ed indipendente.

Quali sono i sintomi psicologici di un minore che ha subito o subisce abusi

Ma quali sono i così detti campanelli d’allarme ai quali si dovrebbe prestare attenzione per capire il più presto possibile se attorno a noi ci sono bambini che stanno subendo violenza sia fisica che verbale e psicologica?
Tagli, lividi e ferite in punti solitamente non visibili sono il primo campanello d’allarme. Nel caso in cui, però, i genitori effettuino “solo” una violenza di tipo verbale e comportamentale, ci sono altri indizi che si possono osservare e che in alcuni casi sono più che evidenti. Tra questi, i più comuni e facilmente riscontrabili sono:

  • Difficoltà di apprendimento nell’ambito scolastico
  • Paura immotivata degli altri
  • Atteggiamenti violenti verso i propri coetanei
  • Mancanza di fantasia e della capacità di giocare
  • Sfiducia verso le persone adulte
  • Costante tristezza
  • Isolamento spontaneo e scarsa loquacità
  • Disturbi del sonno
  • Disturbi di tipo alimentare
  • Comportamenti che rivelano ansie immotivate
  • Disegni o scritti fuori dal comune e che rivelano un’immagine alterata della famiglia o di persone adulte di riferimento
  • Repentini ed immotivati cambiamenti di umore

Ovviamente i segnali sono tanti e variano in base al tipo di violenza subita e all’età attuale del minore. Nell’elenco sopra riportato c’è però una serie di atteggiamenti comuni più o meno a tutte le età e riscontrabili a prescindere dal tipo di violenza coinvolto.

Cosa fare in caso di sospetta violenza a danni di un bambino che si conosce

In caso di sospetti è necessario stabilire un giusto piano di azione. Intervenire personalmente, magari andando a parlare con i genitori, potrebbe ingigantire le cose rendendo gli stessi più violenti verso il bambino. Prima di agire di testa propria sarebbe quindi appropriato chiede aiuto ad enti specializzati come il telefono azzurro in modo da capire come muoversi, cosa fare e chi contattare.
Lo stesso vale se il sospetto non ricade sui genitori del bambino ma sugli insegnanti. In questi casi, a volte è proprio il minore a denunciare la cosa, in altri però, solitamente i più difficili, i più piccoli si chiudono in se stessi sviluppando sintomi come quelli sopra riportati più altri come la paura di andare a scuola o al nido e pianti immotivati alla sera o alla mattina.

In tutti i casi la prima cosa da fare è pensare al più piccolo, agendo in modo che il problema venga risolto al più presto senza però inasprirsi. Dei genitori violenti che si sentono accusati, da un lato possono farsi più abili nel nascondere eventuali segni, dall’altro possono sfogare rabbia e frustrazione sul minore, andando a peggiorare di contro la situazione attuale.
Ciò che conta è, ovviamente, non restare con le mani in mano per paura di agire e contattare subito qualcuno, in modo da mettere il minore in una situazione di sicurezza tale da garantirgli le giuste cure fisiche e psicologiche per recuperare l’infanzia perduta e per diventare un adulto sano ed in grado di affrontare il mondo senza paure.

Post Author: Danila Franzone

Copywriter e amante della scrittura in generale, lavora da anni nel settore, trattando argomenti di vario genere che spaziano dal benessere al mondo dei viaggi fino ad arrivare al sociale, un campo che le sta molto a cuore.

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