Le implicazioni psicologiche nei bambini maltrattati

Il maltrattamento sui minori può portare a cause psicologiche sia nel breve sia nel lungo periodo. Questi disturbi possono compromettere a lungo andare anche la vita da adulto, e portare a problemi che non si riescono a superare facilmente.

In casi estremi le conseguenze psicologiche di questo danno potrebbe portare il minore a prendere soluzioni drastiche per mettere fine alla sua situazione come ad esempio il suicidio.

In casi meno estremi comunque le conseguenze psicologiche del maltrattamento sui minori possono essere molto complesse da comprendere e rintracciare. Inoltre, queste possono variare in base all’età del bambino maltrattato, al tipo di violenza fisica o psicologica subita, alla durata degli abusi e al legame della vittima con il suo abusante.

Maltrattamento infantile: le conseguenze psicologiche

 

I casi di violenza sui minori possono portare i bambini a subire diverse conseguenze che possono essere rintracciate sul breve e sul lungo periodo. Secondo diverse ricerche, c’è una stretta correlazione tra i maltrattamenti subiti e i casi di depressione, disfunzioni sessuali, disturbi di dissociazione e della personalità, bulimia, anoressia, obesità e abuso di alcol o sostanze stupefacenti.

Le vittime di violenza nel tempo hanno una maggiore possibilità rispetto a chi non lo è di subire sintomi come: allucinazioni uditive e visive, deliri, disturbi del pensiero, sintomi di internalizzazione e disturbi dell’attaccamento.

Inoltre, dato che quando subisco abusi e maltrattamenti, questi potrebbero portare alla deformazione dei sentimenti come la fiducia in sé stessi, quelli che servono a esprimere le emozioni e quelle empatiche. In alcuni casi, i bambini in età adulta non riescono a comprendere i problemi o le emozioni degli altri, perché loro stessi hanno cercato di privarsene per evitare di sentire il dolore del maltrattamento subito.

I sintomi psicologici per gli abusi perpetrati nelle prime fasi evolutive

Quando le violenze e gli abusi sono perpetrati nelle prime fasi evolutive del bambino è il percorso di crescita a prevedere i principali fattori intrusivi e nocivi. In questi casi, si potrebbero influenzare negativamente e profondamente la strutturazione della personalità dell’adolescente. In questo caso il bambino crede in una condizione di forte confusione e sopratutto di vulnerabilità emotiva.

Tutte queste difficoltà poi tendono a manifestarsi durante il suo percorso scolastico, inoltre aumentano gli stati d’ansia, prova una scarsa autostima di sé stesso, è depresso, ha difficoltà di apprendimento e comprensione dei sentimenti altrui.

Questi bambini tendono a chiudersi in sé per difendersi, ed evitare di essere nuovamente feriti o maltrattati. Non riescono a giocare con altri bambini, e gli strumenti cognitivi tendono a frantumarsi, e anche le risorse psicologiche potrebbero presentare degli elementi di qualificazione altamente complessi.

Le sindromi dissociative nei bambini maltrattati

I bambini che subiscono e hanno subito maltrattamenti e violenza specie nella prima e nella seconda infanzia, può arrecare una forte sofferenza emotiva, tale da portare il bambino a produrre contenuti ideativi, che portano a crearsi un mondo nuovo e dal carattere dissociativo.

Le conseguenze psicologico dell’abuso sono molto gravi e profonde e queste possono portare a coinvolgere così diversi piani cognitivi a partire dal pensiero, le relazioni interpersonali, le emozioni e la capacità di tollerare lo stress e diversi eventi traumatici.

Le vittime di abuso presentano delle difficoltà relazionali e affettive specialmente nel momento in cui le vittime che subiscono ciò, avviene principalmente in età precoce. Alcuni studi, evidenziano che gli adolescenti che hanno subito un abuso da bambini sono vulnerabili, e possono soffrire di diversi effetti pervasivi.

Il trauma dell’abuso porta il bambino dunque a soffrire e di conseguenza sopperire ad un effetto di disorganizzazione della personalità. Questo problema rende difficile al bambino integrarsi e sopratutto difficile elaborare l’evento doloroso che hanno passato.

La disorganizzazione mentale serve dunque al bambino a entrare in un meccanismo difensivo che prevede una regressione adattiva. Questa regressione prevede un arretramento verso alcuni livelli di funzionamento psichico primitivo, in questo modo si riesce ad evitare che vi siano pensieri e sentimenti intollerabili.

Il processo di disorganizzazione è uno strumento che il bambino impiega come curativo naturale, per lui questa patologia è necessaria al fine di riuscire a eliminare tutto il peso della violenza e maltrattamento che si porta sulle spalle.

Nonostante ciò questo processo a lungo andare può portare a pericolose distorsioni cognitive, per questo motivo è necessario inserire il piccolo o l’adolescente in un percorso psicologico riabilitativo, che gli permetta di uscire da questo processo di disorganizzazione.

Gli effetti dei maltrattamenti sulla socialità del bambino

Le conseguenze del maltrattamento in famiglia si riscontrano spesso anche sulla socialità e lo sviluppo positivo del bambino.

L’aspetto dell’interazione con gli altri bambini e con gli adulti viene compromesso. Ciò è dovuto ad una continua esposizione mentale al ricordo del maltrattamento e delle violenza subita che porta così il bambino a uno sviluppo distorta della sua immagine, a condotte che possono essere considerate antisociali , a disfunzioni emotive che mettono in atto così comportamenti dissociativi che lo allontanano sempre più dalla società.

L’alterazione delle percezione e la mancata comprensione dell’emotività e delle intenzioni degli altri, fa sì che il bambino sia spaventato dalle azioni svolte da coloro che interagiscono con lui.

I bambini maltrattati tendono così a manifestare un’immagine di loro stessi completamente negative, anche le loro reazioni emotive si presentano con maggiore intensità rispetto ai loro coetanei. E al contempo si ha la difficoltà a comprendere eventuali emozioni positive degli adulti e dei bambini.

Infine, i bambini sul piano sociale possono avere difficoltà a riconoscere le espressioni del viso, non riescono a impiegare queste informazioni per comprendere realmente cosa sta pensando la persona con la quale si interfacciano. Questa completa distorsione porta i bambini ad attribuire alle informazioni emotive dei significati quasi sempre negativi.

Post Author: Silvia Faenza

Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dopo la laurea, inizia il suo percorso nella scrittura e dell'editoria, in particolare legata al web. Dal 2015 affianca alla gestione dei contenuti come libera professionista, anche le attività sociali, con un occhio di riguardo alle donne.

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