Stalking su Facebook

Un argomento a lungo dibattuto è quella particolare forma di persecuzione che viene denominata stalking su Facebook. Con l’avvento dei social network, ed in particolare di Facebook, si è diffuso in rete una forma persecutoria che riguarda il cyber-bullismo.

Se prima immaginavamo uno stalker come colui che scrutava fisicamente la vittima, per lo più ignara, con appostamenti sotto casa, con binocoli oppure celati dall’abitacolo della macchina oggi siamo di fronte ad un cambio epocale. Lo stalker ha acquisito un nuovo strumento per controllare la vittima e conoscerne tutti i suoi segreti, nonché gli spostamenti.

Il maltrattatore in generale, così come ce lo immaginiamo cerca di attuare un tentativo, riuscito o meno non conta, di arrivare a costituire un contatto fisico. Può essere rappresentato dal confronto verbale delle continue telefonate, a quello subdolo del danneggiamento degli oggetti della vittima. Il vicino che buca le gomme dell’auto, o il collega che scruta in nostra assenza nel Pc, di esempi se ne potrebbero fare molti, ciò che conta è il danno di una situazione che perdura e che genera ansia e sensazione di pericolo per la propria incolumità.

I vari tipi di maltrattamento sono utili per delineare le diverse condizioni e per configurarli come reati. Lo stalking lo è. Ci si domanda se di fronte all’emergere dei fenomeni social lo stalking su Facebook abbia o meno le caratteristiche per essere considerato anch’esso un reato.

Partiamo dalla considerazione che il reato di stalking si delinea quando ricorrono alcune cratteristiche:

  • la vittima si trova in un disagio psicologico mentale che provoca uno stato di ansia e di sensazione di pericolo per se e per i propri familiari;
  • gli atteggiamenti persecutori durano nel tempo;
  • la condotta dello stalker è tale da indurre nella vittima un cambio delle proprie abitudini di vita.

Se tutto ciò si verifica anche per mezzo della piattaforma social, allora lo stalking su Facebook è da ritenersi un reato, e come tale perseguibile per legge.

Lo stalking su Facebook ha bisogno di qualcosa in più

La natura dei social media è quella della condivisione delle informazioni, anche personali. Si fanno commenti, si partecipa a delle discussioni che possono diventare anche molto accese e si utilizzano le emoticon per comunicare le proprie emozioni. Nulla di strano allora se qualcuno legge i tuoi post, o interviene in una discussione e via dicendo. Nella vita reale sarebbe persecutorio l’atteggiamento del vicino che origlia dalle porte, oppure sbircia la corrispondenza, questi esempi fanno comprendere come medesimi comportamenti che si hanno su Facebook non comportino alcunché. Nemmeno ci pensiamo che potrebbero essere comportamenti gravi e persecutori.

Lo stalking su Facebook necessità di qualcosa di più grave. Se pensiamo allo stalker che molesta la sua vittima, su Facebook dobbiamo partire dalla sua malsana necessità di creare un disagio psicologico. La sua veemenza sarà tale da diventare estremamente intrusiva, costante e piena di soluzioni fantasiose.

Le offese personali che se isolate costituiscono diffamazione, quando sono ripetute all’interno di gruppi, rientrano nel reato di stalking. Le gravi minacce, intimidazioni ed avvertimenti mediante messaggi privati sempre con la caratteristica della ripetizione nel tempo. Ma ancora messaggi di molestie come la ripetuta ed insistente volgarità sessuale o la ricerca esasperata di un appuntamento. Fino ad arrivare ai fatti ancor più gravi di messaggi privati che contengono video che ritraggono la vittima in pose hard o intenti in rapporti sessuali con la minaccia di essere pubblicati.

La gravità del comportamento e la continuazione nel perpetrarlo sono le caratteristiche per identificare il reato di stalking su Facebook.

Lo stalking su Facebook crea danni ancor maggiori

Dalle cronache sui giornali e dai tg abbiamo appreso la gravità delle conseguenze che simili comportamenti possono avere sui giovani. In particolare le adolescenti sembrano potenzialmente le più esposte. L’induzione in stati di ansia gravi e i suicidi delle giovanissime, hanno fatto emergere una condizione di disagio prodotta dal cyber bullismo. La gogna mediatica o la minaccia di pubblicare oscenità porta la vittima in uno stato depressivo con conseguenze che possono arrivare al suicidio indotto.

L’odio per le diversità si diffonde a macchia d’olio in rete, e diventa crudeltà alla quale partecipano i compagni di classe o gli amici degli amici.

I giovani sono i più esposti alle conseguenze degli atti di cyber bullismo o di stalking su Facebook a causa del comportamento a branco che alimenta l’odio non di un singolo aggressore ma di un intero gruppo di persone. La vita diventa impossibile poiché alla pubblicazione degli insulti seguono i sorrisini e l’isolamento che fanno sprofondare la vittima in un profondo stato depressivo.

Le famiglie delle vittime, il più delle volte ignorano la gravità di tali comportamenti poiché danno per scontato che il rinchiudersi in se stessi sia tipico del comportamento adolescenziale. Per contro la vittima prova vergogna e non chiede aiuto.

Il suo stato di sopportazione ha un limite e la decisione di farla finita matura giorno dopo giorno.

Come arginare il fenomeno dello stalking su Facebook

Se Facebook non fa molto per limitare il fenomeno ci devono pensare le famiglie e le scuole. Non esiste ancora un motore di ricerca che riesca ad intercettare i comportamenti aggressivi oltre un certo limite. Le parole e le minacce si confondono in rete ed entrano nel grande pentolone del social con l’effetto di riprodurre virtualmente il meglio ed il peggio della vita reale.

Ci si chiede se non sia la stessa sensazione di potere e di anonimato ad alimentare i reati di persecuzione in rete. Possiamo pensare che lo stalker della vita reale si avvalga della rete per organizzare i suoi intenti criminali, ma non riusciamo ad ipotizzare un percorso contrario.

Nel cyber bullismo, più verosimilmente la rete fa parte della minaccia che è insita nel suo compito e cioè diffondere informazioni ovunque e per sempre.

La vittima è sopraffatta dalla diffamazione o dal rischio di essa. Il diffamatore o persecutore, a seconda di quanto perduri questa condizione, utilizza lo strumento della rete per generare timore ed ansia. E’ come se lo stalker avesse in mano un megafono e minaccia oppure decida di usarlo.

Post Author: sosmaltrattamenti

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