Troppi bambini testimoni di violenza assistita

Si parla sempre più spesso di casi di violenza in famiglia e dei troppi bambini che ogni giorno si trovano costretti ad assistere a scene in cui le madri vengono picchiate sotto i loro stessi occhi. Si tratta del fenomeno conosciuto anche come violenza assistita e che secondo l’ultima indagine svolta da Save the Children è in costante aumento.

Sempre più bambini costretti ad essere testimoni di atti di violenza in famiglia

Negli ultimi cinque anni, i minori costretti ad assistere a scene di violenza sono stati più 425mila. Un numero davvero spaventoso se si pensa a quante madri si trovano a subire in silenzio atti di violenza che, purtroppo, finiscono con il coinvolgere anche i figli, costretti a sentire urla, pianti e rumori tipici di qualcosa di brutto che sta avvenendo poco distante da loro e che a volte finisce con l’accadergli proprio davanti, portandoli a diventare muti testimoni di scene cui nessun bambino dovrebbe mai assistere.
Secondo un recente dossier, le mamme vittime di violenza domestica, solo in Italia, sono più di 1,4 milioni e tra loro, almeno una su tre, ha subito gesti di violenza persino quando era in gravidanza.
Si tratta di donne di ogni tipo tra le quali ce ne sono di consapevoli e pronte a reagire ma tra le quali troppo spesso figurano quelle non consapevoli della gravità dei soprusi che subiscono ogni giorno e che pur riconoscendo che è qualcosa di sbagliato non si rendono conto di essere vittime di un vero e proprio reato.
Donne che, per questo motivo, nonostante la costante paura per la propria vita e per quella dei propri figli, non si spingono mai alla denuncia né a chiedere aiuto medico in caso di ferite anche gravi.
Donne che quando sono madri, si trovano a dover proteggere anche i propri piccoli, a volte senza pensare che oltre che dalle botte, questi andrebbero protetti anche dalla visione di simili atti, in grado di cambiarli per sempre sconvolgendone la psiche.
Perché quale bambino può sentirsi al sicuro nel vedere il proprio padre intento far del male alla sua mamma? Per loro, una simile scena rappresenta un atto di violenza vero e proprio, equivalente o addirittura superiore ad uno fisico. Una violenza psicologica che li pone in una zona d’ombra dalla quale non riescono più ad emergere e che li porta a ritardi dello sviluppo, alla perdita di autostima e a grandi sensi di colpa per l’incapacità di proteggere la madre da quegli atti impossibili da capire ma in grado di lasciare un segno indelebile.

I terribili dati del dossier

Per cercare di far fronte a questa situazione, divenuta ormai insostenibile, Save the Children ha dunque presentato un dossier stilato in base ad una ricerca condotta dall’Istat e secondo il quale tra le donne che in Italia hanno subito violenza, almeno una su dieci ha temuto per la propria vita e per quella dei propri figli. Inoltre, in almeno un caso su 10, sembra che gli stessi bambini siano stati vittime dei loro padri, a volte perché si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato, altre perché, spaventati, hanno cercato di intervenire avvicinandosi alla madre. Che si tratti di violenza diretta o indiretta, il risultato ovviamente non cambia.
Una casistica quasi tutta al maschile e che vede dalla parte della violenza quasi sempre i padri, tutto per una percentuale del 94% della quale fanno parte uomini tra i 25 e i 54 anni di età.
Così se da un lato ci sono donne che cercano di sfuggire da questa situazione e che andrebbero aiutate in tal senso, dall’altra ce ne sono altre pronte a subire sempre nuovi atti di violenza. In entrambi i casi i più piccoli diventano vittime inconsapevoli e incapaci di reagire. Un motivo in più per cercare di rinforzare la rete che dovrebbe proteggere tutte le vittime di violenza domestica, agendo fin dall’inizio e rendendo quindi meno complesse tutte le questioni legali e burocratiche.

Per far comprendere al meglio la situazione di orrore nella quale vivono i bambini vittime di violenza assistita, Save the Children ha creato una sorta di mostra interattiva che dal 5 al 7 Luglio ha consentito ai visitatori di vivere in prima persona le paure dei piccoli coinvolti in queste vicende. Una mostra che attraverso la tecnologia bone conductor unita alla ricostruzione di una camera da bambino con piccoli particolari in grado di descriverne la paura (come giocattoli rotti o rifugi improvvisati), può dare almeno un’idea di ciò che si prova e dell’ambiente oppressivo che si viene a creare in una casa dove avvengono atti di violenza. Il tutto nella speranza che, attraverso una maggior sensibilizzazione, anche i rimedi si possano fare più grandi.

Post Author: Danila Franzone

Copywriter e amante della scrittura in generale, lavora da anni nel settore, trattando argomenti di vario genere che spaziano dal benessere al mondo dei viaggi fino ad arrivare al sociale, un campo che le sta molto a cuore.

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