Maltrattamenti in famiglia: casi diversi ma uniti dalla violenza

Proseguono le denunce per casi di maltrattamento, anche gravi a carico delle donne.
Nonostante l’aria di vacanza che pervade nelle città italiane, la violenza sembra immune da qualsiasi tipo di ferie, protraendosi e facendosi addirittura più violenta. In questi ultimi giorni, infatti, i casi di violenza denunciati o scoperti sono stati davvero tanti, tutti diversi e con un unico comune denominatore, ovvero il disprezzo per la vita, quella di tante donne che si trovano sole contro la mostruosità di uomini dei quali un tempo si fidavano e che, dall’oggi al domani, si sono rivelati dei mostri.

Analisi di tre diversi casi

Tra i tanti casi ci sono stati quello del marocchino, reo di aver picchiato la moglie al punto da attirare l’attenzione dei vicini.
Il tutto è accaduto a Siracusa dove i Carabinieri hanno ricevuto la chiamata dei vicini, allertati dalle continue urla della moglie e dal frastuono proveniente dalla loro abitazione.
Seppur con pochissimi indizi circa l’indirizzo della coppia, i carabinieri sono infine riusciti ad identificare l’appartamento dove stava avvenendo il maltrattamento.
Attirati dalle urla della donna, che nel frattempo si era barricata in una stanza per ripararsi dalla follia del marito, gli uomini hanno così fatto irruzione bloccando ed arrestando Mostafa El Amini, un marocchino disoccupato che aveva già dei precedenti.
La donna, di 20 anni, è stata così trasportata al pronto soccorso dove, dopo una visita accurata, ha ricevuto una prognosi di 10 giorni per ecchimosi.

Un altro caso, forse ancor più grave, è quello avvenuto ad Ascoli Piceno, dove una donna, incinta di nove mesi, era segregata in casa e costretta a subire la violenza di un uomo. La denuncia questa volta è partita dai medici dell’ospedale Mazzoni i quali avendo ricevuto più volte la donna, avevano capito che dietro le tante ecchimosi non c’erano le cadute o gli incidenti domestici da lei menzionati ma qualcosa di più. E questi in più erano le violenze di un uomo di 24 anni, ora agli arresti, il quale pare tenesse segregata la donna e questo nonostante fosse ormai al nono mese di gravidanza. Il bambino, ormai nato, non è stato riconosciuto dall’uomo il cui rapporto con la donna non è ancora chiaro.

Infine, tra i tantissimi casi c’è quello di una donna che, stanca dei tanti soprusi che era costretta a subire da ormai nove anni, dopo essere riuscita a scappare e aver trovato rifugio in uno dei tanti centri antiviolenza, ha sporto denuncia, riuscendo così a far arrestare il compagno.
La donna, per nove anni aveva ricevuto percosse ed ingiurie da parte dell’uomo e tutto anche davanti alla figlioletta di cinque anni. In alcuni casi, era stata persino segregata in casa in modo da non poter avere contatti di alcun tipo con l’esterno.
Per fortuna, la scelta di scappare e di ribellarsi ai tanti soprusi ha avuto la meglio e, grazie anche alle testimonianze dei parenti, consapevoli del modi violenti dell’uomo, ha portato all’arresto di quest’ultimo, già noto per far spesso abuso di alcol e droghe.

Possibili soluzioni ad un problema difficile da risolvere

Tre storie a lieto fine, almeno rispetto alle tante che ogni giorno si concludono in tragedia. La verità, però, è che di lieto c’è ben poco perché certe ferite restano per sempre, colpendo l’anima e i sentimenti di donne che ormai abituate a convivere con la paura costante, avranno serie difficoltà nel tornare a fidarsi del genere umano e, in particolare, di quello maschile.
Tra le donne salvate dall’orrore dei maltrattamenti domestici, ce ne sono inoltre sempre tante, troppe, che non riescono ad avere la stessa fortuna e che anche in questo momento stanno rischiando la vita. Perché non si può mai sapere fino a dove può spingersi un atto di violenza e a volte basta un bicchiere di troppo per fare la differenza, portando le vittime di questi soprusi alla morte.
È sempre più evidente quindi, come una maggior forma di sensibilizzazione sia d’obbligo per far comprendere a tutti l’importanza che si nasconde dietro una semplice segnalazione o qualsiasi altra forma di aiuto verso chi, ogni giorno, si trova a dover convivere con qualcuno che fa della violenza il suo modo di comunicare.
Uno sguardo attento da parte del vicino, dei parenti o del medico che si trova davanti ad una donna piena di lividi, come visto dai tre casi appena descritti, può fare davvero la differenza, mettendo uno stop a queste forme di male e garantendo una vita degna di questo nome alle tantissime vittime che forse stanno solo aspettando il modo e la forza per sottrarsi dalla vita di paura e dolore che stanno vivendo.

Post Author: Danila Franzone

Copywriter e amante della scrittura in generale, lavora da anni nel settore, trattando argomenti di vario genere che spaziano dal benessere al mondo dei viaggi fino ad arrivare al sociale, un campo che le sta molto a cuore.

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