Maltrattamenti in famiglia e stalking

Maltrattamenti in famiglia e stalking sembra di trattare dello stesso genere di reato. Si potrebbe pensare che l’uno sia la conseguenza o la parte dell’altro, in un ideale comportamento ostativo da parte di un soggetto prevaricatore. Nella realtà potrebbe benissimo essere così ma andando ad analizzare con il codice penale alla mano potremmo rimanere sorpresi.

Partiamo dal principio. Per comodità meglio fare degli esempi aderenti alla realtà, ti potrebbero essere di aiuto per calare la tua particolare situazione qualora il motivo per cui ti sei addentrata o addentrato in questo articolo è la ricerca di soluzioni ad una realtà di abuso familiare o di stalking.

Il classico matrimonio che entra in crisi in cui la moglie decide di lasciare il marito. Il motivo per cui è entrato in crisi il rapporto coniugale è il comportamento di maltrattamento del coniuge con episodi anche di violenza, ma non necessariamente. In generale una moglie che ha subito molestie ed abusi, ha ottimi motivi per lasciare il marito.

Prima di proseguire vediamo qual è il reato che in sostanza il marito, o partner ha commesso. Si tratta del delitto di maltrattamenti in famiglia previsto dall’art. 572 c.p. Questo articolo parla di maltrattamenti nell’ambito del nucleo familiare. Ricordati di questo particolare prima di continuare con il nostro esempio.

La moglie esasperata comunica al partner che vuole lasciarlo. A questo punto il marito assume un atteggiamento aggressivo di persecuzione. La segue, la molesta sul luogo di lavoro, fa continue telefonate e manda messaggi a qualsiasi ora del giorno. In sostanza sta avvenendo un comportamento tipico del reato di stalking.

I soggetti sono gli stessi, l’unica cosa che è variata è la decisione della moglie o fidanzata di lasciare il proprio partner. E’ sempre lo stesso reato? verrebbe da dire di si visti gli attori ed il loro tipo di legame. Invece, sempre codice penale alla mano, siamo di fronte a qualcosa di diverso. Sembra doversi applicare l’art. 612-bis c.p, riferito agli atti persecutori, che conosci come reato di “stalking”.

Gli atti persecutori definiscono lo stalking

La differenza tra le due ipotesi che hai letto poco fa, tra gli art. 572 e 612 cp. sta nel fatto che lo stalking è un reato che potrebbe essere perpetrato al di fuori dei rapporti canonici della sfera affettiva. Lo stalking è in famiglia, ma anche sul lavoro. Potrebbe nascere pure dall’ossessione degli sconosciuti.

Se possiamo dire che tra i due casi esistano due differenti articoli che li trattano, nella realtà dei fatti l’uno è in linea temporale legato all’altro. Il vincolo affettivo è il legame vero tra i due, quindi occorre parlare probabilmente di quale tra di essi prevalga. Ad essere maggiormente attrattivo è il reato più grave dei due, quello che prevede una maggiore pena. I maltrattamenti in famiglia lo sono rispetto allo stalking per cui generalmente si dice che attraggono il meno punitivo nel senso della pena prevista da infliggere. Seppur attratto, il reato di stalking dal delitto di maltrattamenti in famiglia, non lo incorporano totalmente. Lo stalking può essere letto come un’aggravante che incrementa la sanzione penale del maltrattatore.

Gli esempi facilitano a comprendere poi come si evolverà la causa che si intraprende, ma, restringono  le situazioni che notoriamente vanno al di la del prevedibile. Per questi motivo le leggi devono per forza di cose essere interpretate ed adattate al caso concreto.

La linea sottile dei maltrattamenti in famiglia e stalking

La vittima di un maltrattamento in famiglia spesso si ritrova a subire l’ossessione del partner anche dopo la cessazione del rapporto coniugale o affettivo. Il tentativo di controllo ossessivo prolungano la sofferenza di vivere una vita piena di ansia e il timore per la propria incolumità fisica, la differenza sostanziale è l’aver posto una distanza fisica fondamentale per assumere il controllo e la gestione della propria vita.

L’ottenimento di un ordine restrittivo è l’obiettivo di chi subisce continui soprusi. Le cronache ci dicono che questo genere di provvedimenti non bloccano del tutto i soprusi, ed in taluni casi si arriva a fenomeni ben più gravi. Il femminicidio ne è la più grave manifestazione.

La condotta violenta di un rapporto affettivo quando termina, non ha come risultato il cessare dello stato intimidatorio. Questa ipotesi non viene abbastanza valutata dagli organi ispettivi e legali. In un certo senso le istituzioni non prevengono un male che è quasi certo che accadrà, ma attendono le evoluzioni. Accade ciò che per esempio succede in caso di terremoto distruttivo. Il clamore rende le persone maggiormente sensibili all’evento e si rimane sconcertati della mancanza di previsionalità.

Lo stesso fenomeno si produce nei casi di femminicidio, ancora una volta il sensazionalismo spinge verso scandalo. Passato qualche giorno, cessa l’emergenza.

Rimedi e strategie contro i maltrattamenti in famiglia e stalking

La complessità del fenomeno dei maltrattamenti in famiglia e stalking, pone in campo diverse materie che sono legate ai differenti bisogni che ha una vittima di persecuzioni e/o abusi. Il tempo è un altro fattore da tener presente.

Se all’inizio dell’abuso è necessario supportare l’abusata da un punto di vista consolatorio e psicologico, necessari a far prendere coscienza dei pericoli che si corrono, dopo subentra una fase di messa in sicurezza dell’incolumità fisica, con il doppio intervento di polizia e legale in generale.

L’interconnessione tra realtà che operano in diversi ambiti, è fortemente auspicabile ed applicato in parte per mezzo delle associazioni private che funzionano da registi delle diverse attività da svolgere.

Ci sono sicuramente dei protocolli che tendono ad esempio ad orientare il pronto soccorso verso la denuncia agli organi di polizia ma ciò che serve è la parte di sensibilizzazione che non ha intaccato il comune sentimento di approvazione della prevaricazione dell’uomo di fronte ai diritti irrinunciabili della donna.

Se si vogliono ottenere maggiori risultati e diminuire sensibilmente il numero di episodi più o meno gravi, legati alle violenze domestiche e allo stalking, la sensibilizzazione della popolazione è l’unica strada possibile.

E’ anche vero che non bisogna illudersi di eliminare il problema con qualche campagna pubblicitaria, o con le giornate promosse nelle scuole, ciò che ad esempio sta avvenendo per combattere il bullismo. Alla base ci deve essere una maggiore connessione sociale. Una donna, fidanzata, moglie, o figlia che sia non in grado di comunicare è esposta al rischio violenze. La rete permette di essere messe in guardia prima che accada il problema.

E’ un  po’ come pensare di fornire un addestramento (informazioni esplicite delle conseguenze di un rapporto con una persona violenta) in via preventiva.

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