Violenza sulle donne, come proteggere chi sporge denuncia

In Italia sono sempre di più i casi di violenza sulle donne che, ogni giorno, vengono denunciati. Per ogni nuova storia, però, ce n’è sempre una che rimane nell’ombra, destinata a non essere raccontata. A volte il tutto dipende dal mancato riconoscimento che la donna da a quanto le sta accadendo o ad una forma di dipendenza che nutre dei confronti del compagno/aggressore, altre alla vergogna che ancora oggi si prova erroneamente quando si è vittime di abusi ed altri ancora per paura delle possibili conseguenze. Tra le tante realtà delle quali bisogna tener conto c’è infatti quella di una società che protegge ancora troppo poco le donne che decidono di ribellarsi e di sporgere denuncia.

In mancanza di segni evidenti o di aggressioni comprovabili in ospedale, molte donne si trovano infatti a combattere contro i mulini al vento, trovandosi costrette a dover spiegare e raccontare episodi dolorosi e difficili da ricordare e spesso senza avere neppure la certezza di sentirsi accolte e comprese dalle autorità competenti.
Non è una novità infatti che nei casi di denunce per stalking molte donne si siano sentite rispondere che in mancanza di un’aggressione è impossibile agire. Peccato che a volte quando l’aggressione arriva è troppo tardi per intervenire e trarre in salvo le vittime.
Ma cosa andrebbe fatto, quindi, per risolvere il problema e dar modo alle vittime di abusi di sentirsi più sicure e quindi pronte a denunciare quanto gli accade?

Possibili rimedi per aiutare le vittime di abusi a sporgere denuncia

Sicuramente andrebbero formate le autorità preposte ad accogliere le potenziali vittime, in modo da garantir loro un giusto supporto sia dal punto pratico che da quello psicologico. Allo stesso modo andrebbero istituiti dei corsi di formazione che consentano di riconoscere gli indizi di possibili violenze in modo da consentire a chi accoglie le vittime di farsi subito un’idea del quadro, anche in assenza di una vera e propria denuncia o peggio di una negazione della stessa.
Inoltre è indispensabile rendere l’intero sistema più funzionale e solido in modo da garantire alle vittime una certa sicurezza anche dopo aver sporto denuncia. Il momento successivo all’esternazione di quanto accaduto è di fatto quello che si rivela essere il più cruciale tra tutti e che spesso coincide con indagini protratte nel tempo e durante le quali l’aggressore è libero di avvicinarsi alla vittima, di minacciarla e volendo di aggredirla.
Inoltre non va messo in secondo piano la paura che prova la vittima e che si unisce a possibili sensi di colpa per aver in qualche modo tradito l’aggressore. Le dinamiche che intercorrono tra vittima e aggressore possono infatti essere di vario tipo e tra queste ce ne sono anche di complesse dove al rapporto nocivo si unisce anche un legame comunque presente e una serie di sensi di colpa che impediscono alla vittima di arrabbiarsi e quindi di ribellarsi. Così, quando ciò accade è per lo più per proteggere eventuali figli o perché davvero spaventate per la propria vita. Superato il momento, però, i sensi di colpa tornano e se dall’altra parte non c’è un sostegno valido il rischio è quello di trovarsi davanti al ritiro della denuncia con tutto ciò che ne consegue. Altro motivo per cui una miglior organizzazione degli organi competenti potrebbe essere di grande aiuto per le vittime di oggi e di domani.

Migliorie per riconoscere ed evitare per tempo i segni di violenza sulle donne

Un altro aspetto da non sottovalutare è quello dei risultati che si potrebbero avere con delle conoscenze più approfondite e in grado di far riconoscere a infermieri, medici e forze dell’ordine quelli che sono a tutti gli effetti i segni di una o più violenze. Grazie ad un loro intervento preventivo e alla richiesta di accertamenti, fatti ovviamente con la dovuta cautela, si potrebbero aiutare tante vittime silenti, spingendole ad ammettere di avere un problema per poi aiutarle.
Infine, anche se può sembrare semplicistico, sono molti gli psicologi e gli educatori che confermano che un’adeguato insegnamento di ciò che è il rispetto per gli altri, già a partire dalle scuole elementari, può fare la differenza. Bambini che vivono con padri violenti, riconoscerebbero da subito i loro atteggiamenti come sbagliati, evitando di prendere come normali gestualità e modi di esprimersi estremi. Allo stesso modo saprebbero riconoscere le difficoltà delle madri, magari portando alla luce con le maestre il problema che vivono in casa. Ovviamente, anche da questo punto di vista ci vorrebbe un’attenzione particolare e improntata soprattutto all’ascolto e alla protezione delle possibili vittime.

Post Author: Danila Franzone

Copywriter e amante della scrittura in generale, lavora da anni nel settore, trattando argomenti di vario genere che spaziano dal benessere al mondo dei viaggi fino ad arrivare al sociale, un campo che le sta molto a cuore.

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