Atteggiamento iperprotettivo nei confronti del minore: considerato un maltrattamento?

Atteggiamento iperprotettivo nei confronti del minore: considerato un maltrattamento?

Una sentenza della cassazione del 2011 ci ha permesso di comprendere come anche l’iperprotezione, la cura eccessiva, e tutte quelle attenzioni che provocano dei problemi all’integrità fisica e psichica del bambino, rientrino nel reato di maltrattamenti in famiglia.

Questa sentenza può sembrare strana, si può credere che sia impossibile che l’amore di una madre o un padre, possa portare a un maltrattamento.

In realtà la Cassazione ha stabilito che ciò è possibile nel momento in cui al fine di “proteggere” il bambino dalla realtà che lo circonda lo si allontana dal mondo esterno impedendogli la socializzazione, la frequentazione scolastica e lo sviluppo fisico e psichico del bambino. 

La sentenza è davvero stata chiara: l’eccessiva protezione nei confronti del bambino è un reato. La Cassazione per inciso ha voluto delineare quelle azioni che avvengono in alcune famiglie e che diventano storie al limite della realtà.

Pensate a una mamma così iperprotettiva che non lascia uscire il figlio di casa nemmeno per andare a scuola. In quel momento gli sta negando l’istruzione e la socializzazione necessaria allo sviluppo del bambino. 

Ma qual è stato l’episodio che ha portato a questa sentenza? 

Sentenza 1379/2011: la decisione della Cassazione

Come si evince dal verbale rilasciato con la sentenza numero 1379 del 2011 della Corte di Cassazione, questa decisione è stata presa a seguito di una chiara violazione dei diritti del bambino.

Il caso vede coinvolti la madre del piccolo e il nonno, entrambi accusati di maltrattamenti nel confronto del bambino e sopratutto condannati con l’ex art.572 del codice penale.

Il caso: 

La mamma e il nonno materno, dopo il divorzio della figlia, hanno condotto nei confronti del bambino degli atteggiamenti iperprotettivi che hanno portato il bambino a soffrire di patologie psichiche e deambulatorie, oltre che gli hanno impedito di vivere e socializzare con i suoi coetanei e al contempo di seguire regolarmente il percorso scolastico obbligatorio. 

Il bambino era costretto dalla madre e dal nonno a non vedere il padre (in quanto allontanato dai due), non poteva utilizzare il suo cognome, ne tanto meno andare a scuola, uscire a giocare con i suoi coetanei e svolgere anche in casa tutte le normali attività che un bambino in età pre-adolescenziale dovrebbe fare. 

La Cassazione a fronte della negazione dei diritti basilari del bambino, e degli evidenti riscontri negativi sia dal punto di vista psicologico che fisico, non ha potuto far altro che condannare i due per il reato di maltrattamenti in famiglia. 

La sentenza ha previsto per il nonno e la madre del bambino 1 anno e mezzo di reclusione senza possibilità di condizionale per il reato di maltrattamenti in famiglia.

La sentenza dunque è stata il punto di partenza che ha portato alla definizione di maltrattamento anche gli atteggiamenti iperprotettivi nei confronti dei figli!

I riscontri successivi dell’eccessiva cura come reato

Come riporta la legge 147 del Codice Civile italiano, uno dei principali doveri dei genitori è: istruire, mantenere ed educare la prole, tenendo conto delle loro inclinazioni naturali e delle aspirazioni dei figli. 

La capacità genitoriale dunque prevede anche la necessità d’impegnarsi non solo a voler bene ai propri figli, ma anche ad accompagnarli in modo tale da dargli la possibilità di affrontare il mondo in modo idoneo. Inoltre, i genitore devono anche rispettare in ogni momento il diritto sia di libertà al gioco, sia di espressione.

Quando invece si incorre nell’iperprotettività succede che il minore non possa esprimere liberamente la sua individualità e sopratutto non deve mancare il diritto al gioco e allo studio!

Quali sono i diritti principali del minore

Dunque il genitore deve agire nei confronti del minore seguendo e rispettando i suoi diritti basilari, sanciti non solo dalla legge Italiana, ma anche dal diritto internazionale.

I genitori, o la realtà familiare del bambino deve provvedere a: 

Garantire cura e protezione al minore: quindi bisogna saper creare un rapporto affettivo con i propri figli, che devono poter considerare i genitori come una certezza della loro vita. Questo deve avvenire nel rispetto dell’ambiente circostante, delle fasi di crescita, e delle esperienze di vita del bambino.

Garantire l’acquisizione del senso limito: I genitori devono essere in grado di far rispettare ai loro figli le regole della società. Ciò vuol dire che un genitore può scegliere di dare o meno la libertà che desidera al bambino, ma lo deve fare nel rispetto della legge e degli altri, e della società che lo circonda.

 

Favorire l’appartenenza del bambino alla società: Questo vuol dire che è necessario portare i bambini a scuola, ma anche permettergli di avere degli amici, di uscire, di socializzare. Il bambino deve sentirsi parte di una società e sopratutto parte del suo nucleo familiare, e non si deve mai sentire abbandonato da coloro che costituiscono la sua famiglia.

In che caso l’iperprotezione del bambino viene considerata un reato?

Quali sono i casi precisi in cui si considera l’iperprotezione come reato? L’iperprotezione del bambino diventa un reato nel momento in cui:

  • Il bambino a causa dell’isolamento sviluppa problemi cognitivi
  • Si costringe il bambino a sopperire a regole che lo portano ad allontanarsi dalla società
  • Impedire al bambino di giocare con i suoi coetanei
  • Non far uscire il bambino fuori di casa per nessuna attività oltre quella scolastica
  • Impedire al bambino di frequentare regolarmente la scuola
  • Non dare al bambino la possibilità di vedere uno dei genitori
  • L’iperprotezione causa nel bambino dei problemi a livello fisico e motorio
  • L’iperprotezione porti il bambino a soffrire di problemi di livello psichico

Questi sono i casi più eclatanti che possono portare a giudicare i comportamenti di iperprotezione della famiglia nei confronti del bambino come un maltrattamento in famiglia.

 

Post Author: Silvia Faenza

Laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Università del Salento, nel 2014. Dopo la laurea, inizia il suo percorso nella scrittura e dell'editoria, in particolare legata al web. Dal 2015 affianca alla gestione dei contenuti come libera professionista, anche le attività sociali, con un occhio di riguardo alle donne.

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