Molto spesso, quando si sente parlare di bambini maltrattati, si tende a concentrarsi sulla violenza in se, pensando ai maltrattamenti ripetuti o agli abusi sessuali subiti dai minori. Quello che spesso non si considera o si tende a vedere su un piano diverso è il dolore interiore che i bambini in questione si trovano a provare e che spesso è ciò che li porta a diventare degli adolescenti difficili e degli adulti potenzialmente infelici e destinati a ripristinare un circolo vizioso di amore e violenza poiché è anche il solo che conoscono. Subire dei maltrattamenti quando si è ancora piccoli e indifesi apre infatti le porte a una serie di dinamiche psicologiche difficili da immaginare a meno che non ci sia trovati a subire gli stessi trattamenti. Per questo motivo anche quando i bambini maltrattati vengono affidati a nuove famiglie o alle cure di uno psicologo, i risultati stentano ad arrivare, lasciando i più piccoli in una condizione di apatia o di infelicità perenne dalla quale è difficile farli emergere.
Come nasce il conflitto interiore nei bambini vittime di violenze
Sappiamo già che i bambini che subiscono dei maltrattamenti in famiglia tendono ad avere tutta una serie di atteggiamenti che in qualche modo lasciano immaginare ciò che stanno subendo.
In base al carattere che hanno e al background dal quale provengono molti di loro tenderanno infatti a chiudersi in se stessi, smettendo di giocare e perdendo interesse verso il mondo esterno o gli studi. Altri, invece, almeno apparentemente manterranno un atteggiamento più normale, continuando ad interagire con i compagni di scuola, seppur sempre più distaccato e alternato a momenti di aggressività immotivata.
Qualunque sia il loro modo di reagire o di non farlo affatto, ciò che provano dentro li rende più simili gli uni agli altri di quanto non si pensi ad un primo sguardo. Il senso di solitudine è infatti solo la punta di un iceberg ben più grosso dove alla base c’è un conflitto interiore più grande di loro che, ovviamente, non sanno e non possono gestire in alcun modo.
Per cercare di comprenderlo basta pensare che ogni bambino ha come punto di riferimento i propri genitori che ai suoi occhi sono esseri perfetti, posti nelle vicinanze per dargli amore per per proteggerlo. È facile intuire, quindi, come possano sentirsi improvvisamente confusi nel momento in cui il genitore oltre ai panni da super eroe (cioè come viene visto dal bambino) inizia ad usare quelli del mostro. Ferito e spaventato il più piccolo si trova nella posizione di dover chiedere aiuto là dove l’unica persona che può darglielo è proprio quella che gli ha fatto più male. Una situazione che confonde e spaventa il bambino che per giustificare il genitore preferirà pensare di aver sbagliato in qualcosa, di essere cattivo e di essersi meritato il dolore ricevuto.
Questo meccanismo porta ovviamente ad una crescente mancanza di autostima che andrà aumentando ad ogni nuovo atto di violenza subito dalla persona della quale ci si fida.
Per gli stessi motivi anche la gestione dei sentimenti si fa più difficile. Il bambino è naturalmente portato ad amare i propri genitori e inizialmente continua a farlo anche quando questi si trasformano in veri e propri mostri. Col tempo, però, soprattutto crescendo, all’amore subentrerà anche l’odio per ciò che i genitori lo costringono a subire, portando ad una divergenza di sentimenti che crea una situazione di conflitto ancora più grande che li porta a sentirsi inadeguati.
Ovviamente non è d’aiuto il confronto con altri bambini che invece vivono una situazione di solo amore, dove l’unica controversia è data da qualche rimprovero o punizione.
Davanti a queste differenze nel bambino vittima di violenze si fa sempre più strada l’idea di essere sbagliato e di meritare ciò che riceve. Ciò nonostante, alla rassegnazione si mescolerà sempre più la rabbia per il senso di ingiustizia privo di spiegazioni logiche.
Infine, come se non bastasse, dovrà fare i conti con la confusione data dall’atteggiamento altalenante dei genitori che molte volte ai momenti di violenza ne alternano altri di tranquillità, nei quali sembrano quasi normali e amorevoli, confondendolo e impedendogli di capire a fondo la differenza tra giusto e sbagliato e tra bene e male.
Per tutti questi motivi i bambini che subiscono maltrattamenti dovrebbero essere allontanati al più presto da chi fa loro del male e messi nelle condizioni di ricevere quanto più amore possibile, il tutto unito ad un percorso psicologico in grado di andare a sanare quelle ferite che, a differenza di quelle fisiche, sono spesso invisibile e per questo motivo molto più difficili da sanare.